I morti di figa esistono, impariamo a evitarli

I morti di figa esistono, impariamo a evitarli

Arachidi sparsi dappertutto che fa tanta allegria e risparmia un sacco sulle pulizie. Birra, polloepatatine con salsa trucida, il BEFeD è il tipico locale che sta simpatico a pelle perché fa molto rustico. E’ la risposta italiana al Merdonald. Davanti a me c’è Luca ed un suo nuovo-e-simpaticissimo–amico–che-devi–conoscerlo– è–troppo–una–sagoma–hahahaha.

Luca è più di un fratello, per me.

Ci conosciamo da oltre vent’anni ed entrambi abbiamo ben chiari i difetti altrui. Il suo è quello di annoiarsi spesso e di cambiare compagnie con la stessa facilità dei canali tv. Questo gli permette di reclutare i peggio casi umani storia dell’uomo conosca. Gente che “wow, te lo devo presentare assolutamente” e poi nel giro di un anno scompare nell’oblio ma nel frattempo ti ha rubato un frammento di anima. Perché conoscere gli amici di Luca è infilare il pene in un frullatore difettoso. Se ti va bene non succede niente, se ti va male ti sarai tritato il cazzo e palle prima di dire “sciuèps”.

Matteo sarà alto 1,90, panzone, occhio nerissimo stile squalo cannato, veste come tutti i mestrini capi da molti milioni abbinandoli di merda e dando nell’insieme l’idea di un profugo che ha derubato un negozio di alta moda. Camicia RL pezzata, pantalone giovane, scarpa da ginnastica “non c’entro un cazzo ma costo”, sudatissimo, naso aquilino ed un sorriso ottuso che fa presagire catastrofi imminenti.

«Ciao, piacere, Nebo.»
«Matteo. Bella camicia, hahahaha!» fa scherzoso.
Sono in canottiera.

Entriamo. Io quando entro in un posto che promette pollo alla griglia e birra violenta sono disinteressato all’ambiente circostante. Voglio sedermi, bere, mangiare e dibattere di inutili puttanate. Magari dipende dal fatto che sto con una donna di cui sono innamorato. Magari dipende dal fatto che è incredibilmente bella. Magari dal fatto che ha 18 anni ed a letto ti spolpa vivo e sputa le ossa. Com’è come non è, io voglio il polletto alla griglia. E basta. Matteo non è di quest’idea: «Oddio guardate quella. No, no, guardate la mora, mi sono innamorato. Seee, CIAO, avete visto la bionda? Quella… guarda che culo, guarda, non so chi sia meglio tra lei e l’amica.»

Alla dodicesima smetti anche di girarti. Improvvisamente l’unto del pollo che hai davanti ti disgusta. Non riesci a toccare la salsa trucida perché ci sta facendo battute a sfondo sessuale. Prendi il bicchiere della birra e lui con occhio sbarrato emette vocali“eh! Eh! Oh! Eh?”.

«Cosa?»
«Eh, oh, pensa quella come lo prende in mano! Eh?»

Metti giù il bicchiere e ti vien da strusciarti la mano sui pantaloni. Per evitare di farsi imputtanare la cena da questa specie di formichiere faccio qualche domanda: Matteo ha la morosa da due settimane ma è già stufo. Matteo lavora in banca e sogna un giorno di fuggire con l’incasso. Matteo è benestante di famiglia. Matteo

«Scusa, ma non sei tu, Matteo?» domando.
«Sì, ma la terza persona fa stile» spiega.
Guardo Luca.

Luca ha la faccia di uno che ha comprato una telecamera a Napoli, l’ha aperta a Mestre e c’ha trovato dentro un mattone. Nel frattempo Matteo continua nel suo vaniloquio, obeso uomo bussola il cui ago punta ovunque: «Ghesboro, quelle vanno bastonate, ve lo dico io.»

«Ma chi? Quali?»
«DAICAZZO, QUELLE!»
«Ce ne sono molte migliaia.»
«Quelle… dai, tre che sono sole. C’è la bionda che me lo fa duro solo così, guarda che faccia, quella è una che fa num… NOOOO, HAI VISTO?!?»
«Nel nome di Dio, cosa?»
«Si sono alzate a fumare, è un segnale.»
Sbircio.

 

«Io dico morte e rovina.»
«Concordo» fa eco Luca.
«Ma sono TRE e noi siamo TRE!»
«E tutti con la donna.»
«Allora andate affanculo, io parto, vedi come te le faccio su.»
Decolla.

Al BEFeD è vietato fumare. Però è estate, siamo nei tavolini fuori e puoi farti una cicca nell’angolino. E’ stretto, è piccolo. Crea un contatto con le persone e se hai un minimo di charme potresti pure farne un punto forza. Matteo arriva e si accende una sigaretta a neanche un metro dalle tre. Lo vedono. Capiscono tutto in una frazione di secondo. Fumano in silenzio ed attendono. Passa un minuto.

Ne passano due.
Tre.

Stiamo al quarto e non accade nulla. Ne approfitto per attaccare nuovamente il pollo. Al quinto minuto come colpito da un teaser Matteo torna al tavolo.  Con sorriso imbarazzato e fronte imperlata di sudore mugugna: «È che sono timido.»

Si siede.
La serata prosegue amabile, nel silenzio. Torniamo a casa prestino.