La vera trama di Lucy

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Lucy è un’americana di vent’anni che deve ancora decidere cosa fare della propria vita. Per concentrarsi meglio si trasferisce in Corea del sud con un’amica che sogna di farsi sfondare dal mondo del cinema. È uno dei piani più intelligenti si siano mai visti perché è sacrosanto una vada a farsi trapanare a Mykonos o a Magaluf, ma Lucy&Co. scelgono la patria dei cazzi piccoli e del famosissimo cinema sudcoreano featuring possibile guerra nucleare.

Cominciamo benissimo.

«La vita ci è stata donata un miliardo di anni fa: che ne abbiamo fatto?» si domanda Lucy bevendo un milkshake.

Purtroppo il proiettore si guasta e sovrappone una carrellata di città, autostrade, semafori, gente in scooter, cartelloni pubblicitari di qualche fottuto documentario animalista. Proprio quando sto per alzarmi riappare Scarlett che guarda il cielo con aria confusa. Viene richiamata all’ordine da un tizio vestito come Bono.

«Lucy, questa è una valigetta misteriosa» dice Bono «devi portarla nella hall lì dentro, vedi?»
La hall è a cinque metri da loro.

«Cosa c’è nella valigetta?» chiede lei.
«Documenti»
«Vediamoli»
«È chiusa con la combinazione»
«Allora me ne vado»
«Dai, porta la valigetta»
«No»
«Sì»
«No»
«Sì»

Questo dialogo prosegue per otto minuti tanto che qualcuno in sala s’è offerto di portarla lui. Esausto, Bono ammanetta Lucy alla valigetta e lei si decide. Il proiettore salta di nuovo e mostra un topo che annusa il formaggio di una trappola. Non fai in tempo a urlare insulti al proiezionista che si ritorna a bomba nel film: nella hall arrivano dei ciccioni coreani, fuori qualcuno spara a Bono nell’indifferenza generale e Lucy viene deportata. Sarei curioso di vedere cosa succede ora ma il proiezionista decide di mandare sequenze National Geographic di giaguari.

 

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Sì. Giaguari.
Cacciano gazzelle per qualche minuto.

Mi consolo pensando alle famiglie nell’altra sala che invece di “Natura in fiore” si trovano sequestri e sparatorie. Sto iniziando a interessarmi al documentario quando si ritorna a Lucy trascinata dai cicciocorea nella suite Mary Poppins, una stanza d’albergo magica dove può apparire di tutto, a patto che non c’entri un cazzo. È piena di coreani vestiti da becchini e cadaveri sanguinolenti. Lucy viene fatta accomodare e appare uno vestito uso camuorra in love di Giggino o’ mariuolo 1992: completo grigio lucido, cravatta anni ’90 con perlina, camicia impeccabilmente stirata, faccia e mani grondanti sangue.

Giggino si lava con l’acqua minerale perché i rubinetti sono demodè mentre Lucy supplica e prega di lasciarla andare. La ignora e confabula con un suo socio di manga o sashimi o katane, poi fa una telefonata.

«Salve, signorina, io tradurrò tutto quello che dice al signor Giggino» dice il telefono.
«Oh Dio grazie, dica che non c’entro niente e che non so cosa c’è nella valigetta» piange Lucy.
Segue katanese applicato.

«Signorina, lei sa cosa c’è nella valigetta?» domanda l’interfono.

Dopo un estenuante dialogo di surreale stupidità Giggino o’ mariuolo si caga il cazzo, scrive su un foglio il codice per aprire la valigetta e si allontana. Dal bagno della suite di Mary Poppins i coreani tirano fuori degli scudi antisommossa, forse dotazione standard dell’hotel, e si posizionano lontani. Evidentemente temono che dalla valigetta spuntino mille e mille noglobal, perché se invece il timore è che ci sia dell’esplosivo gli scudi di plastica servirebbero come una cavigliera a Pistorius.

«Signorina, apra la valigetta, non c’è niente di pericoloso»
«Sa che non mi ha convinto?» fa Lucy, osservando i coreani terrorizzati.
«Apra o le spareranno»
«E dopo chi apre la valigetta?»

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Giggino o’ mariuolo grida qualcosa.

«Mister Giggino vuole che si sbrighi, ha altro da fare»
«Ma tipo cosa?»
«Apra, per l’amor di Dio, in sala s’addormentano come mosche»

Lucy apre. Ci sono delle buste blu. Sollievo generale. Giggino ne apre una e tira fuori delle strane pietruzze, schiocca le dita, i coreani aprono l’armadio e tirano fuori un drogato, anche quello dotazione standard dell’hotel. Gli fanno pippare la polverina, lui è tutto contento e loro per farlo smettere di ridere gli sparano in testa. Lo buttano in bagno insieme agli altri cadaveri e agli asciugamani usati.

«Signori, io sentito urla di stupro e spari di morte, serve servizio in camera?» domanda da fuori la cameriera.
«No, grazie, ripassi dopo»
«Va bene»

Ora siamo in un’aula universitaria dove Freeman tiene una lezione sull’umanità che ha fatto cose straordinarie. Purtroppo il proiezionista inciampa e appaiono filmati di repertorio History Channel seguiti da una digressione sul delfino di dieci minuti, mentre dall’altra sala provengono strilli terrorizzati delle famiglie che assistono allo stupro di Scarlett Johansonn. Di nuovo Freeman. Sostiene la vaccata che noi usiamo solo il 10% del nostro cervello, poi fa la classifica stile Super Saiyan in cui se arrivassimo a usare il 20% leggeremmo nel pensiero e al 50% intercetteremmo le telefonate; purtroppo riusciremmo a ingrandire le tette di nostra morosa solo al 60%. Scoramento tra gli studenti.

«Professore, al 100% cosa succederebbe?»
«Diventeremmo europei»

 

Lucy si sveglia in una stanza d’albergo con la pancia squarciata, bende insanguinate e nessun dolore. Ritornano i coreani assieme a un tizio che spiega IL PIANO: hanno cucito nella sua pancia e in quella di altri tre stronzi le buste di droga, in modo da importarle in Europa. Loro arriveranno in aeroporto, verranno prelevati, aperti, ricuciti e lasciati andare liberi e felici.

«Mi sembra credibilissimo» fa Lucy «vi ci vedo a impegnarvi per ricucirmi dopo che manco avete fatto la fatica di rimettere il tossico in armadio»
«Se cercherete di scappare o di andare dalla polizia le vostre famiglie verranno uccise»
«Quindi io adesso esco, telefono alla mia famiglia e gli dico di catapultarsi in un luogo sicuro, poi vado dritta in ambasciata e chiedo d’informare la polizia raccontando tutto compresi i vostri identikit e la testimonianza di un omicidio, mi faccio asportare la busta in ospedale e siamo tutti contenti?»

«No»
«E perché non dovrei farlo?»
Filmati di animali che scopano.

 

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Lucy ora è in una stanza di un palazzo dove viene gonfiata di botte senza motivo da gente mai vista prima. A furia di calci in pancia la busta di droga si apre, le entra in circolo e la fa volare per la stanza. Letteralmente. Volare. Finito il volteggio si siede composta. Qualcosa in lei è cambiato. Entra un coreano per capire che cazzo succede, lei lo sderena di botte, prende la pistola, esce, ammazza quattro tizi che giocano a carte, raccoglie le armi, esce in strada. Qui trova due tassisti che stanno chiacchierando e domanda chi la capisce. Uno dice di no e lo uccide perché vaffanculo. L’altro tassista è così terrorizzato che parlerebbe anche il babilonese, la carica in macchina e la porta in ospedale. Lucy scende.

«Aspettami qui» dice.
Chi non lo farebbe.

Lucy passeggia nell’ospedale brandendo una pistola con silenziatore senza che nessuno si scomponga, la fermi o la noti. In sud Corea è normale girare con una pistola per un ospedale. Entra in una sala operatoria dove un chirurgo sta effettuando un intervento, uccide il paziente perché vaffanculo, così impari ad ammalarti e pretende che il medico le estragga la busta rotta dalla pancia senza anestesia. Nel frattempo telefona a mammina.

«Mamma» piange Lucy «mi ricordo tutto, sento tutto, vedo tutto. Sento la forza di gravità, le vibrazioni, i colori…»
«MANNAGGIACRISTO È FATTA DURA, ANSELMO, TUA FIGLIA SI DROGA, VIENI A SENTIRE»
«E mi ricordo quando ero bambina e accarezzavo il gatto morbido, e tu che mi baciavi…»
«LUCY, NON TI MANTENGO PERCHÈ TI SPACCHI DI BAMBA E MI TELEFONI ALLE TRE DI MATTINA QUANDO SEI IN DOWN, BRUTTA PUTTANA»
«Vedo le trasmissioni di dati dei cellulari, la linfa delle piante, la vita attorno a me…»
«TI BLINDO IL BANCOMAT, TROIA»
«Volevo ringraziarvi per tutti i baci, le carezze…»
«PROVA A TORNARE A CASA CON LA SUSHIFILIDE E T’AMMAZZO A BASTONATE»
«Addio, mamma»
«MA STOCAZZO»

Terminato l’intervento Lucy e il medico discutono sul contenuto della busta. Si tratterebbe di CPH4, una roba che le donne incinte iniettano al feto alla sesta settimana di gravidanza per fargli crescere le ossa e i muscoli. La sospensione dell’incredulità seduta al mio fianco scoppia a piangere, Lucy esce dall’ospedale e torna a casa di Giggino o’ mariuolo che si sta facendo tatuare ascoltando musica classica in cuffia, quindi non sente gli spari di Lucy che trucida i suoi scagnozzi.

La tatuatrice invece dev’essere sorda.

Lucy tortura Giggino fino a farsi dire dove sono andati gli altri portabusta e lo lascia in vita perché uccidere un tassista innocente o un malato va bene, ma un mafioso no, non è chic. Esce, si attacca a un computer, legge tutto l’Internet e trova le ricerche scientifiche del professor Freeman. Gli telefona via Skype.

«Pronto?»
«Salve, mi chiamo Lucy, sono la prima donna ad aver raggiunto il 100% del proprio cervello»
«Il mio aspirapolvere è a sua disposizione»
«Professore, non capisce. Ho letto tutte le sue ricerche, seimila pagine di roba»
«Può venire lunedì, mercoledì e venerdì»
«PROFESSORE! Io ho letto dentro di me l’universo. Ho capacità che nessun altro essere umano…»
«Signorina, l’avviso, ho girato tutti i bordelli di Olanda, Austria e repubblica Ceca»

«Il suo sessismo non mi fa ben sperare nella sua intelligenza»
«Va bene, le farò un test: a Teheran uno può avere tre mogli e se protestano le sèda a ceffoni. Qui abbiamo le Femen. Mi elenchi tre motivi per cui l’occidente è meglio del medioriente»

«La… la democrazia»
«Movimento a cinque stelle»
«La libertà?»
«NSA»
«I nostri valori»
«iPhone dorato, Foxconn, Barbara D’Urso»
«La tolleranza per la diversità»
«Sentinelle in piedi»

 

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Silenzio.

 

 

«Senta, se mi aiuta le do il culo»
«Ora ha la mia attenzione»

 

«Se uno avesse a disposizione tutta la conoscenza del mondo e stesse per morire, cosa dovrebbe fare?» chiede Lucy.
«Curarsi. Avrebbe il totale dominio di medicina, farmacologia, chimica e biologia»
«Ok, ma se fosse incurabile?»
«Beh, non so. Litigare su Facebook, credo»
«Ma le pare?! Io sono una Dea!»
«E nonostante questo chiede a un uomo cosa dovrebbe fare. La maledizione dell’utero non perdona»
«Verrò da lei a Parigi per fare silenzi passivo aggressivi, raduni altri medici. Maschi, o non funziona»
«Capisce perché ho divorziato?»
Click.

Lucy telefona all’Interpol e fa arrestare tutti i corrieri con la pancia gonfia che tentano di scappare invece di abbracciare la polizia come se li avesse appena salvati dal bisturi di Hell’s Kitchen Korea. Sono scene così inutili da far rimpiangere i giaguari e le gazzelle. Giggino nel frattempo è incazzato a mostro per essere rimasto in vita e insegue il semidio uterino sputtanandosi uomini, soldi e mezzi pur di riavere quattro bustine di droga. Lucy prende l’aereo, ha un problema tipo che inizia a smolecolizzarsi perché… perché… perché sì, trangugia il resto della droga nella busta e torna a stare bene. Arriva in Francia, recluta coattamente un poliziotto che gli fa da autista e trasforma Parigi nella striscia di Gaza guidando contromano e sterminando dozzine d’innocenti colpevoli di andare al lavoro. Inseguita da coreani armati di mitragliatori e bazooka probabilmente fatti passare come bagaglio a mano raggiunge l’università. Fuori la polizia ingaggia una coreografia di Gangnam style basata sull’idea che se in patria ci sono stranieri con armamento pesante noi non chiamiamo l’esercito, rispondiamo a pistolettate. Dentro Lucy si fa in endovena tutte le buste di droga rimasta, fa una carrellata della storia dell’umanità trovandosi di fronte al primo australopiteco bipede che fatalità si chiamava anche lui Lucy

 

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…e fatto questo diventa un blob che si mangia i computer. Quando Giggino o’ mariuolo sta per spararle in testa lei diventa negra, poi si trasforma in un’app e regala a Freeman una chiavetta USB.