La motonave Sandra Z. e dubbi legittimi sull’esistenza dell’inferno



Essere sindaco di Venezia è come essere il marito di Lea di Leo: te la invidiano tutti, ma devi periodicamente ricostruirle le pareti interne.

Il problema di Venezia è il moto ondoso. Il sale a ogni onda entra nei pori dei mattoni, si secca, si dilata e li spacca. Le case si deformano, i muri diventano concavi o convessi, i marmi vanno cambiati, i canali ripuliti e l’ano sbiancato. Dopo settecento anni siamo diventati molto bravi a farlo, ma sono lavori che costano. Per ridurre il moto ondoso sono state proibite le imbarcazioni da diporto per rii e canali secondari e gli yacht nel canal Grande.

Non basta.


Venezia è una città medioevale con il traffico nautico di una metropoli. Ci sono vaporetti, aliscafi, chiatte, motonavi, ferry, traghetti che ogni giorno spostano tonnellate di merci e persone provenienti da ogni angolo della terra. Serve un rimedio radicale e funzionante. Nel 1999 l’azienda dei trasporti veneziani (ACTV) ha l’idea della nave mangiaonde, progettata da un ingegnere navale californiano. Il primo tentativo sarebbe interessante da leggere su un quotidiano, ma io non ho voglia di fare un’inchiesta da 9879 pagine per 3 euro. Vi basti sapere che finì con uno scafo abbandonato e 900 milioni di lire nel cesso.

Ma dopotutto quella della nave che mangia le onde era un’idea della madonna e decisero di tentare ancora, magari migliorando il progetto iniziale. A chi viene delegata la progettazione di questo nuovo capolavoro?

A Xzibit. 

La soluzione è semplice, signor sindaco.
Prendiamo una barca, tipo così, e mettiamola in acqua.
Cosa succede?
… che si gira. Fa onde.
Il problema delle barche in acqua è che girano.
Senza controllo. Girano.
Le barche girano.
E… e quindi?
Mi sono detto “aggiungiamo delle eliche, tipo che girano anche loro”.

Eliche che girano mentre la barca gira, mi spiego?
Adesso immaginate la barra dell’elica, OK?
E’ fissa, sta in acqua tipo così.
Ma se noi facciamo girare anche la barra che fa girare le eliche…


…allora le eliche girano, GIRANDOSI, su una barca che GIRA MENTRE GIRA.

SETTE MILIARDI DI LIRE.

Costata nientemeno che quattro milioni di euro la motonave mangiaonde viene creata a Messina e recapitata a Venezia tra squilli di fanfare. Non si capisce come mai la prima volta per andare in USA e farsi portare un rottame son 900 milioni mentre da Messina sono sette miliardi, ma tralasciamo. Il 19 dicembre 1999 La Nuova Venezia blatera roboanti lusinghe in stile Istituto Luce: 

Flotta nuova, guardando al Giubileo. Ma anche a un servizio migliore per i veneziani. Sono stati inaugurati ieri all’Arsenale i due nuovi motobattelli. Gioielli della tecnica, veloci, confortevoli e manovrabili, intitolati a due piloti dell’azienda scomparsi lo scorso anno per un male incurabile, Sandra Zennaro e Ruggero Gorin.


Sandra e Ruggero sono morti in coppia di un male incurabile non meglio specificato. Sono certo che cominciate a capire dove stiamo andando a parare.

Un investimento complessivo di oltre 100 miliardi, che dimostra secondo l’azienda, il nuovo corso Actv. […] Agli inizi degli anni Novanta, l’azienda di trasporto viaggiava su deficit intorno ai 100 miliardi l’anno. Pian piano la tendenza si è invertita e sono stati avviati gli investimenti. Ed ecco ora i nuovi vaporetti. […] Piccolo gioiello anche il «Sandra Z.», costruito da De Poli con motore azionato dal sistema Schottel. Un vaporetto senza timone, con le manovre affidate al movimento dell’elica, come per i piccoli fuoribordo. «E’ un sistema di sicurezza», spiega Renzo Giuponi, direttore del progetto, «perchè il vaporetto è manovrabile perfettamente anche durante la retromarcia». 


Come se la tragedia non fosse già abbastanza annunciata la guida di questo abominio viene affidata ai chioggiotti dell’ACTV, una peculiare subspecie umana che incrocia il genoma di Snooki a quello dei bonobo. Il giorno del varo sono presenti tutte le più alte cariche di Venezia, il capo dei vigili in alta uniforme e il comandante della Capitaneria di porto. Si respira aria d’innovazione.

-Venezia è vecchia, dicono! – ride il direttore.
-E’ in mano alla mafia, dicono! – sghignazza il presidente.
-Siamo dei rincoglioniti, dicono!- sbraita il vicesindaco.

La bottiglia di Dom Perignon s’infrange contro la prua di Sandra Z., le navi attorno fanno suonare le sirene, quelle dei pompieri creano meravigliosi getti d’acqua nel cielo, le fanfare suonano l’Inno di Mameli con esaltata convinzione; turisti e veneziani applaudono felici. A bordo della motonave Sandra Z invece si respira quell’aria spensierata tipica degli ultimi giorni di Hitler giacché Tony Fassina e Gigi Bromba, marinai in cabina di comando, non trovano il timone. Ovunque è scritto in tedesco. E’ pieno di led, manopole e quadri digitali a loro incomprensibili. Fuori, gli applausi si smorzano fino a sparire. La fanfara termina l’Inno.

Silenzio.

Tutti rimangono immobili e impettiti, in attesa che Sandra Z. muova i suoi primi passi. Il comandante della capitaneria di porto si gira verso un marinaio e sussurra a mezza voce “chiama a bordo”. Il marinaio scatta sull’attenti, apre il cellulare e telefona a Tony Fassina.

Tuut.

-Squilla – dice il marinaio.

Tuut.

Tuut.

Tuut.

-Eh, non rispondono –
Il comandante assume l’espressione di una mietitrebbiatrice.

Tuut.

Tuu*click*

-CHI CASSO XE’? –
-Parlo con il marinaio Tony Fassina? –
-IO ORA IMPEGNATO-
-Ecco, chiamo da parte del comandante della capitaneria di porto…

Il comandante strappa il cellulare al marinaio.

-Fate partire quella nave, imbecilli! – ringhia.
-Non essere semplice –
-Fatela partire prima di subito o vi mando a pulire il canale dei petroli con un boccaglio –
-Essere complicato –
-Perché? –
-Noi no trova timone e non sapere come fare brum brum nave –
-C’è tutta Venezia che vi sta guardando, scimmie di merda, partite a costo di buttarvi in acqua e trainarla coi denti –
-Ci essere tasto con scritto ZUNDUNG, che pare no buono, poi SHEINWERFER, che io caga sotto solo a guardare, TROMPETE che sembrare autodistruzione e due grandi manopole RUDER, forse armi di cattiva magia. Cosa noi preme? –

-Lo chiedi a me, idiota? Non hai fatto il corso d’aggiornamento? –
-No, io qui perché cugino di moglie di assessore –
-E l’altro? –
-Amante di moglie di assessore –
-Premi qualunque cosa – sospira il comandante.
-ZUNDUNG io paura noi trasforma in robot, quadro comandi pare cabina di Daitarn –
-PREMI TUTTO, BESTIA FOCOMELICA, PREMI! –

Tony Fassina pigia TROMPETE. Nel silenzio absidale di Venezia, sotto lo sguardo di milioni di persone, risuona un garrulo “pè!”.

Nessuno si muove.





-…era clacson –
-EH SI, ERA CLACSON – latra il comandante, abbassando la voce e sorridendo al vicesindaco.

In rapida successione Tony Fassina attiva fari, tergicristalli, aria condizionata, vuota le latrine, cala l’ancora che affonda un barchino sottostante, eietta tre salvagenti che abbattono una scolaresca sulle rive e finalmente preme ZUNDUNG. E’ il momento più buio della storia della marina commerciale veneziana. 

La Sandra Z. si attiva con un cupo ruggito, mettendosi di traverso circondata da inspiegabili colonne d’acqua che irrorano i vestitini delle fiche urlanti. La regina del sistema Schottel inizia a procedere nella direzione sbagliata. Grazie al brillante lavoro di Tony le quattro eliche sottostanti vanno una a destra, l’altra a sinistra, le anteriori convergono verso sé stesse trasformando la compianta Sandra Z. in una riproduzione della torre di Pisa che si impenna lievemente sulla destra e procede in retromarcia verso il palco, volteggiando come una bianca ballerina di 290 tonnellate.


-Cosa cazzo fate?! – sbraita il comandante.
-SEI LA MIA SPAAADA, NEL CUOOORE – risponde Gigi d’alessio.

-…come? –
-UN EPISODIO IN TIVVUUU in cabina essere partita radio camorra, noi non riuscire *COME I CARTONI ANIMAATIIII* a spegnere *MI PIACI SEMPRE DI PIUUUUU*-
-Ascolta, subumano, trova un modo di fare andare dritta quella merda di barca e fuggi il più lontano possibile da me –
-*TU SEI FUORI DAL NORMALE* noi prova, ma *TUTTA NUOVA DA SCOPRIRE*

I giornali riporteranno “inaugurata la Sandra Z, nessun ferito”. 
Lcose sono destinate a cambiare. 













Quattro mesi dopo, sull’isola di San Michele, madre e figlia stanno guardando la tomba del padre che scende nelle fredde viscere della terra. Il cielo è terso, l’aria mite che odora di salsedine. I pigri “poo” delle navi al largo si accompagnano alle grida dei gabbiani nel cielo. Dietro di loro, amici e parenti stretti.

-Cos’è la morte, se non una nuova vita? – domanda Don Pietro, guardando la bara – e cos’è la fine, se non un nuovo inizio? Adelmo era un brav’uomo. Marito devoto, padre affidabile, uomo d’onore e dotato di grande dignità –


Da quanto ne so Adelmo se la faceva con la donnaccia dell’ACTV, com’è che si chiamava?
Ssst, non sta bene parlar male dei morti



-Oggi, amici miei, assistiamo a un ritorno del male. Mistificatori, ciarlatani, tentano di ingannare la nostra buona fede – prosegue Don Pietro – ma se c’è una cosa che Dio insegna a noi tutti, qui riuniti, è che dalla morte non v’è ritorno –


-Dai, lo sapevano tutti, come si chiamava? –
-Elvira, porta male –





-E questo non è un sollievo? Sapere che qualunque sia il dolore, la sofferenza che abbiamo passato, essa cesserà per concederci l’eterno riposo? La pace, fratelli miei. La sola idea che ci accompagna nella fine, e dovrebbe accompagnarci per tutta la vita –

-Sara… no, Serena… uffa, era anche finita sul giornale, dai. Quella bionda, sulla quarantina –
-Elvira, lascia stare, girano certe voci –





-E quindi, amici, fratelli, diciamo “riposa in pace, Adelmo!” –

-Ce l’ho! Si chiamava Sandra! –
-STAI ZITTA, TI DIC


L’unica colonna sonora possibile a tutto questo.



Sandra Z, tornata dal mondo delle tenebre e intenzionata a dare un ultimo, gelido abbraccio al suo amante, con un boato terrificante frantuma le mura del cimitero travolgendo vedova e parenti in una fontana di laterizi. Il bilancio è di quattro feriti “lievi”, dice il Gazzettino, per quanto lievi possano essere le ferite prodotte da un muro che crolla durante un funerale mentre una motonave tenta di trasformarsi in carro funebre.


Il popolo, si sa, è cattivo. Sandra Z viene ribattezzata Mazinga Z per le sue fattezze simili al robot ma soprattutto per le sue capacità distruttive. A quanto pare, infatti, non è mai stato documentato un approdo portato a buon fine. MaiI bonobo al comando assaltano gli approdi all’avanti tutta speronando tutto quello che c’è nei paraggi e trasformando le sovraffollate banchine in tagadà della morte con turisti nel panico, urla, bambini persi e vecchi che si pisciano sotto. Dopo le prime settimane ogni volta che questa sottospecie di circo galleggiante si avvicina agli approdi qualcuno urla “cazzo, arriva Mazinga Z, scappate” ed è il fuggi fuggi generale.

Alcuni che non han voglia di correre si buttano direttamente in acqua e aspettano.

Negli uffici del comune viene istituito un magazzino solo per le denunce derivanti dall’esistenza di Sandra Z. A bordo della motonave si susseguono incidenti misteriosi, marinai feriti, quadri comando che esplodono misteriosamente e altre facezie. 

Si tenta in tutti i modi di minimizzare, ma è difficile insabbiare il fatto che per Venezia si aggira una motonave coperta di sangue, calcestruzzi e schegge. Essendo l’ACTV il deposito parenti disoccupati di giunta comunale e mafie locali non è possibile farli squartare in piazza o ammettere un qualunque fallimento, così si fa finta di niente finché Sandrona travolge due gondole cariche di turisti affondandole entrambe. I bonobo e tutta Venezia sono oramai convinti che la nave sia maledetta e si rifiutano di salire a bordo. 

Nel 2006 il comune è costretto ad ormeggiarla al Tronchetto dove è ancora oggi, visibile al pubblico più temerario.